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IL TERRITORIO
Il comune di Mozzagrogna é situato nell’area frentana, in posizione centrale rispetto alla provincia di Chieti. Composto dalle frazioni di Villa Romagnoli, Lucianetti e Castel di Sette, si estende per 13,71 Kmq, ha una popolazione residente di 2.302 abitanti e 882 sono i nuclei familiari. Significativo l’aumento demografico registrato negli ultimi anni. Nel 2001 la popolazione  residente era di 2071 abitanti nel 2011 si attestava a 2.302. Tale variazione e’ certamente dovuta  ad un sensibile spostamento interno, diversi infatti i trasferimenti della citta’ di Lanciano.

Il sistema infrastrutturale viario principale è essenzialmente costituito dalla strada provinciale Lanciano – Fossacesia, che lambisce la parte Nord del territorio e rende immediatamente collegati i centri di Mozzagrogna e Villa Romagnoli con Lanciano e la Costa dei Trabocchi, e dalla strada a scorrimento veloce Fondo Valle Sangro che lambisce invece il lato Sud e che, con la S.P. Pedemontantana rappresenta un  collegamento importante verso le localita’ piu’ interne.
Geograficamente ed infrastrutturalmente Mozzagrogna quindi risulta certamente evidenziare , rispetto al territorio frentano, una condizione particolarmente favorevole, se considerata la vicinanza e la facilita’ di comunicazione sia con la citta’ frentana di Lanciano, il cui patrimonio storico artistico e’ rilevantissimo, sia con la Costa dei Trabocchi che sempre piu’ vede affermare la propria capacita’ attrattiva.

STORIA DI UNA VILLA
Il Comune di Mozzagrogna, posto sulla fascia collinare che affaccia sulla vallata del fiume Sangro, considerato anticamente come uno dei “luoghi di delizie dove le famiglie Anxanesi tenevano i di loro Casini di diporto con poderi ubertosi”, ha una storia, che pur nella semplicita’ dei suoi accadimenti, si rivela ricca ed interessante. Come per le altre ville del contado lancianese, l’origine dell’insediamento deve essere cercata in quel processo di allontanamento dai centri maggiori che si avvio’ con il diffondersi del cristianesimo. Tale fenomeno condusse infatti le genti contadine a costruire piccole casupole nei pressi delle Chiese che sul territorio andavano erigendosi e che, di fatto, come le mura di una citta’, assicuravano difesa e sicurezza. Nel tempo gli insediamenti, semplici nel loro costruito, andarono guadagnando una propria identita’ ed autonomia, fondata di fatto su elementi legati alla religiosita’ spesso sincreticamente vissuta. Sara’ il terribile terremoto del 1456 ad arrestare questo processo ed a modificarne gli elementi identitari. Il terremoto infatti rese desolate le terre del contado frentano e di fatto si rivelo’ come la precondizione per l’insediamento di nuove genti provenienti dall’altra parte dell’Adriatico, ovvero gli Schiavoni, nome con cui venivano chiamati in realta’ tutti gli abitanti della costa orientale dell’Adriatico. Molti storici locali fanno risalire l’arrivo degli schiavoni in queste terre agli anni nei quali in Albania Giorgio Castrista animava lotte cruente nell’intento di liberare i territori dai turchi.  Proprio ad una famiglia Schiavona, quella dei Costantini, stabilitasi nei pressi della piu’ antica Villa Santa Vittoria, odierna Villa Romagnoli, la storia riferisce l’origine del primo nucleo di Villa Pietra Costantina, ove in occasione di una violenta epidemia verra’ edificata la Chiesa titolata a San Rocco. Le Ville rimasero lungamente assoggettate alla Citta’ di Lanciano e proprio nel nome di una delle maggiori famiglie Lancianesi che verra’ mutuato, in seguito, il nome di Villa Pietra Costantina in Villa Mozzagrogna.

Sara’ con la creazione del Catasto Onciario, che  le Ville ottennero l’indipendenza amministrativa, la giurisdizione e il controllo sulle terre possedute dai Lancianesi, indipendenza che sara’ definitivamente conseguita nel secolo XIX quando alcune di esse, verranno costituite come veri e propri comuni. Saranno gli accadimenti della Seconda Guerra Mondiale a consegnare le antiche Ville alla storia. Mozzagrogna e Villa Romagnoli furono infatti teatro di una delle battaglie piu’ importanti della Secondo Conflitto: La Battaglia del Sangro che segno’ la conquista, 1943, della Linea d’inverno, barriera ideale che i tedeschi consideravano strategicamente importante nelle operazioni destinate ad arginare la risalita della penisola degli Alleati.

“Centro strategicamente importante, situato sulla linea Gustav, durante l’ultimo conflitto mondiale fu teatro di ripetuti e devastanti bombardamenti e di efferate azioni di guerra da parte degli opposti schieramenti, che provocarono cinquanta vittime civili e la quasi totale distruzione dell’abitato. La popolazione tutta, seppure provata dagli stenti e dalle sofferenze intraprendeva poi la difficile opera di ricostruzione.” Con questa motivazione il Comune di Mozzagrogna veniva insignito della medaglia d’argento al valore civile, con queste parole e grazie al sacrificio di tanti dei suoi abitanti essa ha conquistato un posto importante nella storia della Nazione.

I luoghi
La storia di un luogo trova la sua rappresentazione visiva nei segni architettonici che, come in un palinsesto, testimoniano vicende, accadimenti, realta’ passate. Certamente i terribili fatti della Seconda Guerra Mondiale hanno profondamente cambiato gli abitati e ben poco e’ rimasto dell’antica struttura delle Ville . Alcuni elementi piu’ vetusti, dei modesti abitati, posso essere ancora rinvenuti sia nell’abitato di Mozzagrogna, in particolare in Via Garibaldi, ove e’ possibile ancora vedere cantine con volte in laterizio e l’unica superstite “votarell”. Nella frazione di  Villa Romagnoli il borgo risulta piu’ conservato. Questi piccoli elementi sono comunque la testimonianza, seppur esigua, del tessuto architettonico rurale di non secondario interesse.
Sembrano allo stesso modo sfuggire alla semplicita’ della storia due emergenze architettoniche, presenti sul territorio : Palazzo Marcantonio e Castel di Sette.
Villa Marcantonio posto a ridosso del centro storico ed affacciato sulla vallata del Sangro ha grande valore storico artistico e costituisce un’emergenza ben delineata e visibile da tutta la bassa valle del Sangro, tanto da assumere funzione di riferimento sul territorio.Progettato dal grande architetto Gino Coppedè possiede notevoli affinità, nei caratteri stilistici, con il Palazzo Pastorino a Genova ed il Palazzo Romagnoli a Firenze. Notevole e tipica dello studio Coppedè è la libera interpretazione di elementi neoromanici, manieristici e di decorazioni floreali. Il grottesco e la reinterpretazione stilistica sono elementi rilevanti della composizione architettonica di questo straordinario esempio di architettura eclettica.
Tra gli interventi costruttivi della famiglia Marcantonio particolarmente interessante e’ la Niviera, oggi divenuta residenza per anziani, che si trova lungo Viale Frentano. La struttura che un tempo ospitava i coloni impegnati nella tenuta della famiglia, ha conservato la sua struttura architettonica. Oggi gode anche di un bellissimo spazio esterno adatto ad ospitare eventi anche musicali.
Altro bene d’interesse storico artistico e’ il Castello di Sette. Posto sul lato sinistro della basse valle del Sangro, ai bordi di un terrazzamento fluviale a quota 60¸65 m.s.l.m. ed essendo delimitato da altre incisioni vallive minori, assume la tipica forma di promontorio dominante la sottostante zona pianeggiante.

Il Castello fu costruito dai Longobardi dopo la distruzione di Lanciano nel 571, col preciso intento di renderlo autosufficiente in tutto. Infatti vi tenevano un forte presidio di soldati, una fabbrica di armi e per questo fu anche chiamato “Armannia”. Si trattava di un centro abitato fortificato ed al suo interno erano presenti tre chiese (S. Pastore, S. Angelo, e S. Nicola). È nominato in vari documenti medioevali tra i quali la Bolla di Pasquale II del 1115 al Vescovo Teatino ed il diploma con il quale re Manfredi, nel 1259, dichiarò Lanciano terra demaniale e le donò il castello che, agli inizi del trecento fu dimora di Filippo di Fiandra. Tra il 1300 e 1400 per le molte distruzioni subite, probabilmente a causa dei terremoti, il castello fu abbandonato per essere poi ricostruito all’inizio dell’800 dalla famiglia dei conti Genoino, di origine napoletana, e di nuovo distrutto dai bombardamenti dei 1943. Recentemente è stato oggetto di ricostruzione ed è sede di un’importante attività ricettiva.
Per ulteriori approfondimenti storici sono disponibili dai testi si rinvia alle bibliografia di seguito riportate:
-Nicola Mario Fosco, Mozzagrogna dalla selce alla Sevel, edito a cura del Comune di Mozzagrogna, PU.MA. S.r.l. Editore,2001.
-Nicola Di Tullio, La Battaglia del Sangro Mozzagrogna 1943-2003, edito a cura del Comune di Mozzagrogna, Grafiche Edi Santa Maria Imbaro, 2003.
-Nicola Orfeo, Mozzagrogna (e dintorni) 1940-1945 Racconti di un testimone, Edizione Tabula, 2013.
-Vittorio Renzetti, Il Feudo e il Castello di Septe, Edizioni Tabula, 2010.


Brevetto n. v/11067 del 31/03/2003 da Il Ministro dell’Interno

Lettera del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi del 23/11/2003 “La Battaglia del Sangro”

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